ORIGINAL TEXT OF CATHERINE'S LETTER TO THE KING OF FRANCE.
LETTERA 187.
Carissimo padre in Cristo dolce JesÙ. Io Catarina, schiava de' servi di JesÙ Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere in voi uno vero e perfettissimo lume, acciÒ che cognosciate le veritÀ di quello che v'È necessario per la vostra salute. Senza questo lume andaremmo in tenebre, la qual tenebre non lascia discernere quello che ci È nocivo all'anima e al corpo, e quello che ci È utile; e per questo guasta il gusto dell'anima, che le cose buone le fanno parer cattive e le cattive buone, cioÈ il vizio; e quelle cose che ci conducono a peccato, ci pajono buone e dilettevoli; e le virtÙ e quello che ci induce alla virtÙ ci pajono amare e di grande malagevolezza: ma chi ha lume cognosce bene la veritÀ: e perÒ ama la virtÙ, e Dio, che È la cagione di ogni virtÙ, ed odia il vizio e la propria sensualitÀ, che È cagione d'ogni vizio. Chi ci tolle questo vero e dolce lume? L'amor proprio che l'uomo ha a sÈ medesimo, il quale È una nuvola che offusca l'occhio dell'intelletto e ricopre la pupilla del lume della santissima fede; e perÒ va come cieco ed ignorante seguitando la fragilitÀ sua, tutto passionato senza lume di ragione, si come animale che, perchÈ non ha ragione, si lassa guidare al proprio sentimento. Grande miseria e dell'uomo, il quale Dio ha creato all'imagine e similitudine sua, che egli voluntariamente per suo difetto si facci peggio che animale bruto, come ingrato ed ignorante non cognosce, nÈ ricognosce li benefizj da Dio, ma ritribuisceli a sÈ medesimo. Dall'amor proprio procede ogni male. Unde vengono le ingiustizie e tutti gli altri difetti? dall'amore proprio. Egli commette ingiustizia contra Dio, contra sÈ e contra al prossimo suo, e contra la santa Chiesa. Contra Dio la commette, che non rende gloria e loda al nome suo come egli È obbligato; a sÈ non rende odio e dispiacimento del vizio, ed amore delle virtÙ; nÈ al prossimo la benivolenza; e se egli È signore non gli tiene giustizia, perchÈ non la fa se non secondo il piacere delle creature o per proprio suo piacere umano. NÈ alla Chiesa rende l'obbedienzia e non la sovviene, ma continuamente la perseguita: di tutto È cagione l'amor proprio, che non il lassa cognoscere la VeritÀ, perchÈ È privato del lume. Questo ci È molto manifesto, e tutto dÌ il vediamo e proviamo in noi medesimi, che egli È cosÌ.
Non vorrei, carrissimo padre, che questa nuvola vi tollesse il lume; ma voglio che in voi sia quel lume che vi faccia cognoscere e discernere la VeritÀ. Parmi secondo che io intendo, che cominciate a lassarvi guidare al consiglio de' tenebrosi, e voi sapete, che se l'uno cieco guida l'altro, ambidue caggiono nella fossa. CosÌ diverrÀ a voi, se voi non ci ponete altro remedio che quello che io sento. Honne grande ammirazione che uomo cattolico che vogliÀ temere Dio ed esser virile, si lassi guidare come fanciullo, e che non vegga come metta sÈ e altrui in tanta ruina, quanta È di contaminare il lume della santissima fede per consiglio e detto di coloro che noi vediamo esser membri del demonio, arbori corrotti, dei quali ci sono manifesti i diffetti loro per l'ultimo veleno che hanno seminato della eresia: dicendo che papa Urbano VI. non sia veramente papa. Aprite l'occhio dell'intelletto, e riguardate che essi mentono sopra il capo loro, per loro medesimi si possono confondere, e veggonsi degni di grande supplicio da qualunque lato noi ci volliamo. Se noi ci volliamo a quelli che essi dicono, che l'elessero per paura della furia del populo, essi non dicono la veritÀ, perocchÈ prima l'avevano eletto con elezione canonica ed ordinata sÌ come fosse eletto mai verun altro sommo pontifice. Essi si spacciarono ben di fare la elezione per lo timore che il populo no si levasse, ma non che per timore elli non elegessero misser Bartolomeo arcivescovo di Bari, il quale È oggi papa Urbano VI., e cosÌ confesso in veritÀ, e non lo niego. Quello che essi elessero per paura, ciÒ fu missere di Santo Pietro, apparbe evidente a ciascuno, ma la elezione di papa Urbano era fatta ordinamente come detto È. Questo annunziarono a voi e a noi, ed agli altri signori del mondo, manifestando per opera quello che ci dicevano con parole, cioÈ facendoli riverenzia, adorandolo come Cristo in terra, e coronandolo con tanta solennitÀ; rifacendo di nuovo l'elezione con grande concordia: a lui come sommo pontifice chiesero le grazie, ed usaronle; e se non fusse stato vero, che papa Urbano fusse papa, ma che lo avessoro eletto per paura, e non sarebbero essi degni eternalmente di confusione? Che le colonne della santa Chiesa poste per dilatare la fede, per timore della morte corporale volessero dare a loro ed a noi morte eternale? Mostrando ci per padre quello che non fussi? E non sarebbero essi ladri, tollendo ed usando quello, che non potessero usare? SÌ ben; se vero fusse quello che ora dicono che non È, anco È veramente papa Urbano VI., ma come stolti e matti accecati dal proprio amore, hanno mostrata e data a noi questa veritÀ, e per loro tengono la bugia: tanto la confessarono questa veritÀ, quanto la SantitÀ sua indugiÒ a voler correggere i vizi loro: ma come egli cominciÒ a monderli ed a mostrare, che lo scellerato viver loro li era spiacevole e che egli voleva ponervi il rimedio, subito levarono il capo. E contra chi l'hanno levato? contra la santa fede. Fatto hanno peggio che cristiani rinnegati.
O miseri uomini! Essi non cognosceno la loro ruina, nÈ chi gli sequita, che se la cognoscessero, essi chiederebbero l'adiutorio divino; ricognoscerebbero le colpe loro, e non sarebbero ostinati come dimonia, che drittamente pajono dimonj, e preso hanno l'ufficio loro. L'ufficio delle dimonia È di pervertire l'anime da Cristo crocifisso, sottrarle dalla via della veritÀ, e inducierle alla bugia e recarle a sÈ, che È padre delle bugie per pena e per supplicio, dando a loro, quello che egli ha per sÈ. CosÌ questi vanno sovvertendo la veritÀ, la quel veritÀ essi medesimi ci hanno data, e riducendo alla bugia, hanno messo tutto il mondo in divisione; e di quel male che essi hanno in loro, di quello porgono a noi. Voliamo noi ben conoscere questa veritÀ? Or ragguardiamo e consideriamo la vita e costumi loro, e che sÈquito essi hanno pure di loro medesimi, che seguitano le vestigie delle iniquitÀ, perocchÈ l'uno dimonio non È contrario all'altro, anco s'accordano insieme. E perdonatemi, carissimo padre: padre vi terrÒ in quanto io vi vegga amatore della veritÀ e confonditore della bugia: perchÈ io dico cosÌ, perochÈ 'l dolore della dannazione loro e d'altrui me n'È cagione, e l'amore ch'io porto alla salute loro. Questo non dico in dispregio loro in quanto creature, ma in dispregio del vizio e dell'eresia che esci hanno seminata per tutto il mondo, e della crudeltÀ che essi usano a loro e all'anime tapinelle che per loro periscono; delle quali li converrÀ render ragione dinanzi al sommo giudice: che se fussero stati uomini che avessero temuto Dio o la vergogna del mondo, se Dio non volevano temere: se papa Urbano gli avessi fatto il peggio, che egli l'avesse potuto fare, e maggiore vituperio averebbe pazientemente portato ed eletto innanzi mille morti, che fare quello che hanno fatto, che a maggior vergogna e danno non possono venire, che apparire agli occhi delle creature scismatici ed eretici contaminatori della santa fede. Se io veggi il danno dell'anima e del corpo, si mostrano per l'eresia privati di Dio per grazia, e corporalmente privati della dignitÀ loro di ragione, ed essi medesimi l'hanno fatto. Se io ragguardo il divino giudizio, elli si vede presso a loro, se non si levano di questa tenebre, perocchÈ ogni colpa È punita e ogni bene È rimunerato. Duro li sarÀ a ricalcitrare a Dio, se tutto lo sforzo umano avessero. Dio È somma fortezza che fortifica i debili che ci confidano e sperano in lui. Ed È veritÀ. E la veritÀ È quella cosa che ci delibera. Noi vediamo, che solo la veritÀ de' servi di Dio seguitano e tengono questa veritÀ di papa Urbano VI., confessandolo veramente papa, come egli È; non trovarete un servo di Dio che tenga il contrario, che sia servo di Dio; non dico di quelli che portono di fuore il vestimento della pecora, e dentro sono lupi rapaci. E credete voi, che se questa non fusse veritÀ che Dio sostenesse, che i servi suoi andassero in tanta tenebre? Non il sosterrebbe. Se egli il sostiene all'iniqui uomini del mondo, non sostiene a loro, e perÒ l'ha dato lume di questa veritÀ, perchÈ non È spregiatore de' santi desiderj, anco ne È accettatore come padre benigno e pietoso che gli È. Questi vorrei che voi chiamaste a voi, a farvi dichiarare di questa veritÀ, e non voliate andare sÌ ignorantemente. Non vi muova la passione propria che ella sarÀ peggio a voi che a persona. Abbiate compassione a tante anime, quante mettete nelle mani delle dimonia. Se non volete fare il bene, almeno non fate male, ch'el male spessi volte torna piÙ sopra colui che'l fa, che sopra colui a chi vuole essere fatto; tanto male n'esce, che ne perdiamo Dio per grazia, consumansi e beni temporali, e seguitane la morte degli uomini. DoimÈ! e non par che noi vediamo lume, che la nuvola dell'amor propio ci ha tolto il lume, e non ci lassa vedere; per questo siamo atti a recevere ogni male informazione che ci fusse data contra la veritÀ dagli amatori di loro medesimi: ma se averemo il lume non sarÀ cosÌ ma con grande prudenzia e timore santo di Dio, vorrete cognoscere ed investigare questa veritÀ per uomini di conscienzia e di scienzia. Se voi vorrete, in voi non cadrÀ ignoranzia, perchÈ avete costÀ la fontana della scienzia, la quale temo che non perdiate, se voi terrete questi modi, e sapete bene come ne starÀ il reame vostro, se saranno uomini di buona coscienzia, che non vogliono seguitare il piacere umano con timore servile, ma la veritÀ; essi vi dichiareranno e porranno in pace la mente e l'anima vostra. Or non piÙ cosÌ, carissimo padre, recatevi la mente al petto, pensate che voi dovete morire e non sapete quando; ponetevi dinanzi all'occhio dell'intelletto Dio e la veritÀ sua, e non la passione nÈ l'amore della patria, che quanto a Dio non doviamo fare differenzia piÙ d'uno che d'un altro, perchÈ tutti siamo esciti dalla sua santa mente, creati all'imagine e similitudine sua, e ricomprati nel prezioza sangue dell'unigenito suo Figliuolo. So' certa, che se averete il lume voi il farete, e non aspetterete il tempo, perchÈ il tempo non aspetta voi, ed invitarete loro a tornare alla santa e vera obbedienzia, ma altrimenti no. E perÒ dissi che io desideraro di vedere in voi un vero e perfettissimo lume, acciocchÈ col lume cognosciate, amiate e temiate la veritÀ. SarÀ allora beata l'anima mia per la salute vostra, di vedervi escire di tanto errore. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezioni di Dio. Perdonatemi, se troppo v' ho gravato di parole. L'amore della vostra salute mi costrigne a piÙ tosto dirvele a bocca con la presenzia che per scritta. Dio vi riempia della sua dolcissima grazia. JesÙ dolce, JesÙ amore.