“No thought too bold, no airy dream too light, That will not prompt your Theorist to write; No fact so stubborn, and no proof so strong, Will e’er convince him he could argue wrong.”—Crabbe. Happy the man whose prudent care Plain boiled and roast discreetly bound; Content to feed on homely fare, On British ground! Sound sleep renounces sugared peas!— No nightmares haunt the modest ration Of tender steak, that yields with ease To mastication! From stews and steams that round them play, How many a tempting dish would floor us, Had nature made no toll to pay At the pylorus! He dines unscathed, who dines alone! Or shuns abroad those corner dishes; No Roman garlics make him groan, Nor matelotte fishes. Then let not VÉrey’s treacherous skill, Nor VÉfour’s, try thy peptic forces; One comes to swallow many a pill Where many a course is! With mushroomed dishes cease to strive; Nor for that truffled crime inquire, Which nails the hapless goose alive, At Strasburg’s fire. “Giovanna Ballerini, montanara, d’ anni 26, moglie di Luigi Dodici, nativa di Brugnello, Stato Sardo, e domiciliata in Lardirago, distretto di Belgiojoso, provincia di Pavia, mangiÒ la sera del 19 maggio, 1831, in compagnia di due suoi nipoti, Giuseppe Ballerini d’ anni 6, e Maria, d’ anni 12, buona copia d’ agarici di primavera, cotti nella minestra. Erano dessi stati colti nel vicin bosco della Rossa, e da quella sventurata probabilmente scambiati coi Prugnuoli (Ag. mouceron, Bull.), funghi generalmente conosciuti da quegli alpigiani sotto il nome di Spinaroli, o Maggenghi. All’ indomani allontanossi Giovanna da casa, come era suo costume, onde provvedere ai proprj bisogni, ma trascorse alcune ore venne assalita da forte oppressione all’ epigastrio, da nausee, da conati di vomito, ecc., e costretta infine verso il meriggio dalla gravezza del patire a tornarsene a casa, ove trovÒ dallo stesso male tormentati anche i nipoti. I principali fenomeni morbosi che presentavano quegli infelici all’ arrivo di Giovanna erano: nausee continue, dolori acutissimi allo stomaco ed alle intestina, deliquj frequenti, convulsioni, ecc. Poco dopo Maria ed in seguito Giovanna vennero prese da vomito ostinato di materie bigio-nerastre, a cui s’accoppiava bentosto, per colmo di sventura, un’ abbondante soccorrenza della stessa materia, e piÙ innanzi di pretto sangue. Impotente a recere, Giuseppe si struggeva in vani conati di vomito. Chiamato verso sera in loro soccorso il sig. dott. Luigi Casorati, medico condotto del luogo, mio collega ed amico, s’ adoperÒ ma invano per sostare il vomito ed il colera, che specialmente in Maria ed in Giovanna andavano sempre piÙ imperversando. Le bevande mucilaginose, il latte, gli oppiati, le fomentazioni ammollienti sull’ addome a nulla giovarono. Si tentÒ la sanguigna, ma anche questa senza effetto. Alle ore 7 del mattino del giorno 21, 38 ore circa dall’ ingestione del fungo, Giuseppe, chi si era ostinatamente rifiutato ad ogni medicina, non era piÙ; nÈ miglior sorte incontravano Maria e Giovanna, chi, tradotte all’ ospedale di Pavia, non ostante i soccorsi che vennero loro prodigati, perivano nella stessa giornata fra le piÙ terribili angosce, e senza perdere gran fatto l’ uso dei sensi, la prima verso il meriggio, l’ altra verso le ore sette pomeridiane. All’ autopsia del cadavere di Giuseppe Ballerini, eseguitasi in Lardirago, sotto i miei occhi, dallo stesso Dottor Casorati che gentilmente me ne fece invito, ed alla quale assisteva pure il sig. dott. G. Galliotti, si trovÒ lo stomaco zeppo di un liquido verdastro, entro cui nuotavano ancora, unitamente a buona porzione di riso e di erbe, varj pezzetti del fungo non ancora decomposti, e che potei agevolmente riconoscere a qual parte della pianta appartenessero; la mucosa di quel viscere sensibilmente injettata, e coperta, specialmente lungo la piccola curvatura ed in vicinanza del piloro, di grandi macchie di color roseo-livido intenso. Le intestina tenui pur esse ove piÙ ove meno injettate, e del color dello scarlatto, le crasse morbosamente ristrette, ma meno delle tenui ingorgate; sÌ le une che le altre vuote d’alimenti, e non contenenti che poca quantitÀ di muco bigio-nerastro e qualche lombrico. Le meningi erano anch’ esse sommamente injettate, specialmente la pia; la sostanza del cervello meno consistente del naturale, punteggiata di rosso, e la base dello stesso nuotante in una quantitÀ considerabile di siero sanguinolento.”—Vitt. p. 340. “Who seek for life in creatures they dissect, Will lose it in the moment they detect.”—Pope. THE END. John Edward Taylor, Printer, |